Nasce l’Associazione Nazionale Social Media Manager tra centinaia di adesioni e qualche polemica

Nasce l’Associazione Nazionale Social Media Manager tra centinaia di adesioni e qualche polemica

È nata ufficialmente qualche giorno fa la prima Associazione Nazionale di Social Media Manager per dare, scrivono i fondatori sul sito internet ufficiale, “il riconoscimento e la tutela di una professione, quella del Social Media Manager, ormai centrale nel mondo della comunicazione e di fondamentale importanza per la vita di imprese, organizzazioni e istituzioni”.

Promotore dell’iniziativa Riccardo Pirrone, pubblicitario e affermato social media manager, famoso per essere l’ideatore delle campagne di successo dell’agenzia funebre Taffo.

Cinque i punti cardine del progetto.

Oltre al riconoscimento e alla tutela già sopracitato, c’è la valorizzazione delle competenze e delle professionalità del Social Media Manager; regole e formazione, con l’istituzione di un ente di formazione professionale e la certificazione delle competenze; la promozione di un uso consapevole dei social network; la sensibilizzazione della categoria professionale dei Social Media Manager e delle imprese, delle organizzazioni e delle istituzioni presso le quali operano.

L’iniziativa ha raccolto centinaia di adesioni a poche ore dal lancio, molti professionisti infatti hanno risposto con entusiasmo alla chiamata di Pirrone e si sono iscritti compilando il form sul sito e pagando la quota associativa di 12 euro.

Ma oltre alle adesioni Pirrone ha raccolto anche tante critiche di colleghi che non hanno visto di buon occhio sia il modo con cui è stato messo in piedi e lanciato il progetto, sia la tempistica del lancio.

Pirrone infatti si è “autoproclamato” Presidente dell’associazione, con alla vice presidenza un suo collaboratore, alla segreteria una sua collaboratrice e un avvocato come membro del direttivo, e contestualmente ha lanciato un corso di formazione proprio in social media management ideato dall’agenzia di comunicazione di cui è amministratore. Un pieno e “palese conflitto di interessi”, secondo Luca La Mesa, uno dei più conosciuti Social Media Strategist italiani, che con questo post accende la miccia della polemica e fa partire la fiammata e la crociata contro Pirrone.

Al di la delle polemiche, che sono in larga parte condivisibili, è un bene che qualcuno abbia acceso i riflettori su una problematica, quella del riconoscimento delle competenze e di essere considerati dei professionisti e non dei “ragazzi che giocano sui social”, molto sentita tra i professionisti del settore.

Il Social Media Manager è un professionista che ha alle spalle anni di formazione, esperienza e competenza, che trova soluzioni veloci ed efficaci in pochissimo tempo (instant) per risolvere problematiche per le quali i cosiddetti “cuginetti” ci metterebbero giorni, che compie analisi prima e dopo un lavoro, che definisce KPI e obiettivi, che monitora quotidianamente l’efficacia di una campagna e si preoccupa di ottimizzare budget e risorse, che si assume la PIENA responsabilità di mettere in gioco la reputazione dell’azienda che segue ogni volta che pubblica qualcosa, che gestisce bug e problemi quotidiani con le varie piattaforme, spesso fa da mediatore, psicologo e responsabile marketing, si aggiorna costantemente e alla velocità della luce per essere al passo con i quotidiani aggiornamenti delle piattaforme, gestisce commenti e messaggi, progetta, testa e ottimizza le inserzioni, che risolve i casini che spesso combinano i clienti perché “ho pensato che potevo farlo io” o “secondo me si doveva fare in questo modo qua”.

No, non è un lavoro che possono fare tutti, non è un lavoro che può fare chiunque solo perché “è bravo con il computer” o “perché sa scrivere” (ma che significa?).

In Arcadia seguiamo i profili social di decine di aziende per le quali abbiamo portato benefici sia in termini di reputazione che fatturato.

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